Disinfezione ad ossigeno: l’alternativa al Cloro
Oggi il Cloro non è più l’unico sistema per garantire un’acqua perfettamente disinfettata. La nostra proposta si basa sulla scelta della disinfezione ad Ossigeno: è un ottimo ossidante e disinfettante, è inodore ed incolore ed inoltre non irrita né pelle né mucose.
Per capire perchè abbiamo fatto questa scelta, passiamo la parola alla Dottoressa Claudia M.Giagnoni che ci aiuterà a fare chiarezza sulla questione Cloro.
ACQUA E CLORO
Un connubio obsoleto?Negli ultimi decenni è aumentato esponenzialmente l’uso ricreativo delle piscine. Il nuoto viene tutt’ora considerato un’ attività fisica idonea per l’età evolutiva, e numerosi sono gli atleti che vi si dedicano a livello agonistico. Se agli inizi la primaria necessità nel trattamento delle acque era la disinfezione e l’eliminazione di pericolosi microrganismi, attualmente la protezione microbiologica dei bagnanti ha raggiunto buoni livelli. Per questo la valutazione del rischio per la salute derivante dal contatto, ingestione o respirazione dei prodotti chimici usati per la disinfezione delle acque o dei loro derivati diventa una priorità.
In letteratura sono presenti numerosissimi studi sulla possibile pericolosità a lungo termine per l’ingestione di acqua trattata con cloro, mentre sono ancora relativamente pochi gli studi sull’effetto che ha il cloro presente nell’acqua delle piscine sulla salute dei bagnanti.
Il potere disinfettante del cloro è legato alla sua capacità ossidativa dipendente dal pH dell’acqua che deve essere mantenuto entro limiti ben precisi – tra 7,2 e 7,6 – per non perdere efficacia da un lato o per non accrescere i suoi effetti tossici dall’altro. La concentrazione di cloro libero (molecola attiva sulla materia organica) permessa nell’acqua potabile e nelle acque balneabili differisce da paese a paese. Il valore accettabile per l’OMS è di meno di 5 mg/L per l’acqua potabile, mentre si ritiene comunemente idoneo un valore di 3 – 5 mg/L per l’acqua delle piscine, ma vedremo quanto questa valutazione sia incompleta.
Sottoprodotti della disinfezione
Il pericolo per la salute derivante dalla disinfezione con cloro non è legato al cloro in sé quanto ai così detti sottoprodotti della disinfezione.
In misura maggiore viene generato il cloroformio (che fa parte dei trialometani – TAM) e l’acido di-tricloroacetico (acidi aloacetici – AAA). I TAM sono volatili e si concentrano nell’aria presente alla superficie della piscina. La movimentazione dell’acqua da parte dei bagnanti, ma anche e soprattutto le aree preposte all’idromassaggio, aumentano la liberazione del cloroformio che viene assorbito dall’organismo prevalentemente per via inalatoria, anche se è stato rilevato un assorbimento non indifferente attraverso la cute. Il fegato viene interessato più dal cloroformio ingerito con l’acqua della piscina che non da quello assorbito per contatto o inalato che invece si distribuisce a tutti gli altri tessuti. Importante notare come sia stato dimostrato anche il suo passaggio attraverso la placenta. Il primario meccanismo di eliminazione del cloroformio dall’organismo avviene con l’aria espirata e solo alte dosi di questa molecola portano a effetti tossici su cuore e cervello, tuttavia uno studio del 1996 su modelli animali ha osservato a basse dosi un effetto tossico renale ed epatico e lesioni della mucosa nasale. Anche le informazioni che abbiamo sugli acidi aloacetici derivano da studi su modelli animali ma danno risultati molto più controversi. Comunque sia il loro assorbimento attraverso la cute è sostanzialmente insignificante.
La combinazione con materia organica genera invece le cloramine, responsabili del caratteristico odore delle piscine. La loro produzione dipende largamente dalla quantità di bagnanti presenti e dal tempo di presenza in piscina, dalla temperatura e dall’acidità dell’acqua , dalla quantità di nitrogeni organici presenti – ovvero sudore o urine prodotti dai bagnanti. In sostanza più la piscina è affollata, più i filtri dovranno lavorare per eliminare i nitrogeni e impedire la formazione di cloramine, senza però eliminare troppo cloro che garantisce una buona attività disinfettante. Le cloramine producono per lo più effetti irritanti alle congiuntive e alla mucosa respiratoria. Gli studi sull’esposizione cronica sono discordanti e a tutt’oggi non si può dimostrare un effetto tossico per l’uomo.
Rischi per la salute
Indubbiamente ciò che risente maggiormente della disinfezione con cloro è l’apparato respiratorio. Nei nuotatori professionisti si è visto un aumento della concentrazione delle citochine infiammatorie con modifica del surfattante polmonare, responsabile della permeabilità della mucosa. Questo può aumentare il rischio di asma, iper-reattività bronchiale e infiammazioni delle vie respiratorie. Nei bambini il sistema respiratorio ancora immaturo può subire maggiormente l’effetto infiammatorio, in particolare nei bambini predisposti (alti livelli di IgE) il cloro delle piscine può portare ad asma allergico e peggioramento di dermatiti già esistenti. Nei bambini molto piccoli i rischi possono derivare non solo dall’inalazione e assorbimento percutaneo dei sottoprodotti, ma anche dalla loro ingestione. Purtroppo non sono stati fatti sufficienti studi per valutarne a pieno il rischio potenziale, ma sicuramente la quantità di acqua ingerita da un bambino piccolo è molto maggiore, in proporzione, a quella ingerita da un adulto durante una normale giornata in piscina.
In conclusione
Sappiamo quanto possa far bene il nuoto, soprattutto come sport che accompagni la corretta crescita dei nostri bambini. Troviamo piacevole e rilassante spendere del tempo nel fine settimana in ammollo a bordo piscina. Magari alcuni di noi vi passano ore ogni giorno tenendosi in forma. In tutti questi casi una corretta informazione sui rischi dati dalla scelta del disinfettante è d’obbligo. La disinfezione con cloro è pratica ed economica, rispetto ad altri metodi. Manca una valutazione più accurata del rapporto rischi/benefici che rassicuri sul suo così ampio uso. Oggigiorno servirebbe concentrarsi sulla ricerca di altri metodi per contenere la carica microbica con meno effetti sulla salute dell’individuo.
Bibliografia:
Florentin A. et al. International journal of hygiene and environmental health 2011, 214:461-469
Gomà A. et al. Environmental Research 2017, 152:315-321
Teo T.L.L. et al. Environment International 2015, 76:16-31
OMS 2006 “Linee Guida per ambienti acquatici salubri ad uso ricreativo – Piscine ed ambienti acquatici simili”